17.3.13



Piove. Una pioggia sottile e fredda che cade sulle case, sugli alberi, sulle tombe. Quando vengono a trovarmi, la pioggia scorre sul loro viso scomposto, fluido. LORO mi guardano e il freddo diventa più intenso, i miei muri bianchi non mi proteggono più. Non mi hanno mai protetto. Tanta solidità non è che un’illusione e il loro candore è imbrattato.
Ieri ho vissuto un istante di felicità inattesa, immotivata. È venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra degli alberi, mi danzava davanti, mi circondava.
Io l’ho riconosciuta.
Era la felicità d’un tempo remoto, quando il bambino e io eravamo tutt’uno. Io ero lui, avevo solo sei anni e la sera nel giardino sognavo guardando la luna.
Adesso sono stanco. Sono quelli che vengono la notte a stancarmi così. Stanotte, quanti saranno? Uno solo? Un gruppo?
Se LORO avessero almeno un volto. Ma sono tutti vaghi, sfocati. Entrano. Restano in piedi a guardarmi e dicono:
- Perché piangi? Ricordati.
- Che cosa?
LORO si mettono a ridere.
Più tardi dico:
- Sono pronto.
Apro la mia camicia sul petto e LORO alzano quelle mani tristi e pallide.
- Ricordati.
- Non so più cosa.
Le mani tristi e pallide si alzano e ricadono. Qualcuno piange dietro i muri bianchi.
- Ricordati.
Una nebbia lieve e grigia fluttuava sopra la casa, sopra la via. Un bambino stava seduto nel cortile e guardava la luna.
Aveva sei anni, io lo amavo.
- Ti amo, – gli dissi.
E il bambino mi fissava con uno sguardo severo.
- Bambino, vengo da lontano. Dimmi, perché guardi la luna?
- Non è la luna, – rispose irritato il bambino, – non è la luna, è l’avvenire che io guardo.
- Io vengo da lì, – gli dissi dolcemente, – ci sono solo campi morti e fangosi.
- Tu menti, menti, – gridò il bambino. – C’è argento, luce, c’è amore. Ci sono giardini pieni di fiori.
- Io vengo da lì, – ripetei dolcemente, – ci sono solo campi morti e fangosi.
Il bambino mi riconobbe e si mise a piangere.
Erano le sue ultime lacrime calde. Anche su di lui cominciò a piovere. La luna scomparve. La notte e il silenzio sono venuti da me per dirmi:
- Che ne hai fatto di lui?

Ieri - Agota Kristof






(things can never emerge from words)